Thursday 29 April 2010

Pirichittus 'e bentu



Mi sembra di essere alla sagra del luogo comune: si stava meglio quando si stava peggio, non ci sono più le mezze stagioni, non sai proprio più come vestirti, e via dicendo.
Insomma fa troppo caldo!!!!!
Lo so, lo so, ci siamo lamentati tutti del lungo inverno, ma la giornata di oggi (almeno qui, e per quanto mi riguarda) è stata un po' esagerata.
Ma una roba normale no eh?


In più avendo alle spalle 4 ore di sonno immaginate che meraviglia: una rosellina!
E una freschezza mentale spettacolare.

Ecco, ora che vi siete fatti una panoramica sul mio stato fisico e mentale, vado ad elencarvi le cose trovate per terra lungo il cammino, e che vi sono anche rimaste:

- 1 accendino della sampdoria (aspettate che vado a lavarmi le mani per averlo scritto) ovviamente non l'ho raccolto, ma che soddisfazione tirargli un calcio!

- 1 pacchetto rettangolare fasciato con la carta della farmacia. Poteva esserci dentro qualsiasi cosa, dal prozac alla pallina zigulì, ma anche il viagra alla fragola.

- 1 peperone (non fatemi domande, so solo che era rosso)

- 1 canna (nel senso di "Tdrooooga") ai piedi di un ascensore. Era anche sigillata.

- 1 tipo che vendeva non ho capito cosa. Sì, era seduto per terra ed aveva un banchetto alto 20cm con su dei modellini di Vespa e di 500. Quel che non ho capito del suo discorso era: "Questa Vespa adesso costa 25 euro, domani costa di più, e quando sarà finita te la do per 50 euro"
Il tipo che stava chiedendo informazioni sembrava perplesso, perché il modellino sembrava finito.
Anche io ero perplessa, ma ancor più perplesso era il mio sistema olfattivo: quest'uomo puzzava di cane bagnato, non aveva un cane, e non pioveva.

Ed il fatto che non piovesse ci riporta al discorso di prima: ma che caldo faceva oggi???
Era così anche dalle vostre parti?

Confesso che, quando inizia a far caldo in maniera improvvisa ed esagerata, il mio pensiero vola con terrore alla Sardegna. Coi suoi 44° anche di notte.
Nonostante ciò, è una sofferenza che merita di essere vissuta! 

Questo è un tipico dolce sardo, il cui nome (se non detto per intero) può confondere le idee a chiunque, persino ai sardi.
Nell'Isola, infatti, esistono due tipi di "pirichittus".
Uno è il "Pirichittus 'e bentu" (vuoto al suo interno, bentu significa vento, infatti) e l'altro, chiamato semplicemente "Pirichittu, che è pieno ed ha un aspetto più massiccio. Nel senso che è proprio una palla di impasto, cotta nel forno.
Entrambi sono cotti nel forno e glassati,  ma in quello "pieno" la glassa è decisamente più spessa.


Ingredienti

- 400 gr di farina
- 400 di acqua
- 200 di strutto (o burro)
- una decina di uova
- 1 limone bio
- un pizzico di sale


Accendete il forno e mettetelo al massimo.

In un tegame mettete l'acqua, lo strutto, e la scorza di limone tagliata a pezzi grossi (perché poi dovrete toglierla) e portate tutto ad ebollizione.
A questo punto togliete il tegame dal fuoco, eliminate la buccia del limone, e buttate nel liquido la farina setacciata tutta di colpo *sì stesso procedimento della pasta choux*
Non vi preoccupate se vedete dei grumi, spariranno lavorandola col cucchiaio di legno.
Amalgamate bene il tutto e rimettete il tegame sul fuoco per un paio di minuti, girate col cucchiaio, dovete solo far asciugare l'impasto senza farlo attaccare o bruciare.
Otterrete un impasto un po' simile alla polenta, e quando vedete che inizia a staccarsi bene dalle pareti e sfrigola, allora vuol dire che è pronta.
Toglietela subito dal tegame e trasferitela in una insalatiera (se la lasciate nella pentola c'è il rischio che la cottura prosegua e vada ad inficiare il risultato finale)

Adesso, le scuole di pensiero sono due. Quella dei bignè classici, e quella sarda.
A voi la scelta:

1) Per la pasta da choux, o da bignè, solitamente si procede aggiungendo un uovo alla volta, lavorandolo molto bene col cucchiaio, e in maniera veloce affinché non cuocia. Tutto questo fino a completo assorbimento del primo uovo, solo a questo punto potete aggiungere il secondo, e così via.

2) In Sardegna si fa la stessa cosa, ma non la si fa subito dopo aver trasferito l'impasto nell'insalatiera (porca miseria ma come si dice in italiano bowl ??? Boh non mi viene la parola, accontentatevi di insalatiera ^^)
Qui infatti si aspetta che l'impasto raffreddi a temperatura ambiente, di solito si attende per un paio d'ore, e
solo a questo punto si aggiunge l'uovo, lo si lavora fino ad assorbimento, e poi si va avanti aggiungendo quello successivo.
Con le prime uova sarà un po' dura, ma poi la situazione migliora :-)

Avrete notato che negli ingredienti non c'è una dose precisa di uova, ne ho indicato una decina infatti.
E' difficile dare una dose giusta perché l'assorbimento delle uova dipende da molti fattori (dalla grandezza delle uova, dal livello di assorbimento della farina, dalla temperatura raggiunta, etc)  talvolta possono essere sufficienti otto uova, per esempio.
Insomma, come al solito, dovrete andare ad occhio ;-)
E se alla fine l'impasto vi sembra quasi ok ma avete la sensazione che che aggiungere un uovo intero sarebbe troppo, ma nessun uovo troppo poco, aggiungete solo un tuorlo.

A questo punto, foderate una leccarda con la carta da forno e formate con l'impasto dei bignè di medie dimensioni. Ricordatevi di distanziarli bene fra loro, o durante la cottura si attaccheranno l'uno con l'altro.
Potete fare le "palline" da adagiare sulla leccarda con un cucchiaio, o con una sac à poche (è stato divertente scoprire che in Francia non si chiama così ahahahaa  :-D)

Regolate il forno a 250°, infornate, e cuocere a questa temperatura finché non si gonfiano.
A questo punto abbassatela un po' (senza aprire il forno ovviamente) arrivando a 180°.
In tutto rimarranno nel forno un'oretta.

Una volta cotti, tirateli immediatamente fuori e metteteli nel posto più fresco che avete in casa (no, non il frigo!)
In Olanda li mettevo direttamente fuori dalla finestra, e col freddo che c'era venivano perfetti!  Anzi, lì si rischiava che venissero glassati (iced :P) già per conto loro!

Una volta raffreddati, si procede con la glassatura.
Potete fare in due modi: spennellarli due volte con una glassa normale.
Oppure glassarli con una leggera glassa al limone.




In questo caso avrete quindi bisogno di: zucchero, scorza grattugiata di limone, succo di limone, e acqua.
In una pentola mettete un po' d'acqua mista a succo di limone, un pò di scorza ed un po' di zucchero semolato.
Mettere tutto sul fuoco a fiamma piuttosto vivace ed introducetevi i bignè, girandoli, e facendo in modo che la glassa li rivesta per bene.
Dovrete anche lavorare velocemente per evitare che il bignè diventino troppo soffici.
Una volta esaurita la glassa, fate raffreddare i pirichittus e buona abbuffata :P


7 comments:

  1. And you dared confessing on the phone that you ate it without me last year? Sgrunt! I want to eat pirichittus next summer, with or without wind inside! ¬______¬

    Beautiful video by the way, really well done and sort of impressive. Imagine Lord of the Rings in Sardinia :P Or Lord of the Salsiccia Piccante! :))

    (It's freaking hot also in Paris, I want moderate temperatures back >__<).

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  2. Perchè io non li ho mai assaggiati?

    Azzardo delle ipotesi:

    1) Il caldo a te provoca visioni surreali a me amnesie preoccupanti...

    2) Il mio amore imbarazzante per le seadas, le spatros (formaggelle) ed i gueffus mi mette una sorta di paraocchi e mi impedisce di vedere altrove...

    3) Mia suocera non li ha mai preparati...

    4) La mia conoscenza della Sardegna si limita all'area sud occidentale e questi dolci sono tipici di Sassari...

    5) Li hai inventati tu in seguito allo shock da rialzo delle temperature...

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  3. @ zeb: but... you weren't there anymore, and I had to experiment things, you know, it was a project for my job... ahem... am I believable? :P
    Yes, we will eat them: with or without wind ! :-D

    Lord of the Salsiccia Piccante is a beauuuutiful movie, the kind of movie you wanna watch more than one time! (slurp!)

    @ Virò: anche io ero rimasta un po' sconvolta nello scoprire che esiste anche questa versione.
    Da sempre conoscevo quelli pieni, ma non la versione vuota, benché avessi sempre preparato bignè and so on, pensavo che i "pirichitti" (come li chiamano nella provincia di Sassari) fossero solo quelli pieni.

    Per quanto riguarda le tue teorie:

    1) Penso tu possa avere ragione :-P

    2) Ecco, io per le formaggelle posso fare pazzie, specialmente se sono state appena sfornate.
    Sappi che la mamma di un mio amico le fa grosse come un piattino da frutta.
    Ecco, ho imparato una cosa nuova: spatros!
    Non l'avevo mai sentito, in Gallura si chiamano "casgiatini"
    I gueffus! Devi passarci la ricetta di tua suocera :P
    Che poi la ricetta è semplice, solo che gusto e consistenza cambiano a seconda di chi li fa, e a seconda del liquore utilizzato.

    Oh le seadas sono fantastiche!

    3) Forse li ha preparati e tu non c'eri? (aaargh!!!!)

    4) Macché, pare siano della zona del Cagliaritano, per la precisione di Quartu Sant'Elena. Almeno, così mi hanno detto...

    5) Anche questo è possibile! :P

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  4. Ah ma quindi non sei tu la tifosa della Sampdoria che si fa le canne vicino all'ascensore con l'accendino della propria squadra del cuore che al mercato compra Prozac per avere l'ipirazione giusta per cucinare un peperone rosso?! :PPP
    PS
    200 di strutto ed una decina di uova...poi vado a correre per dimagrire e vedrai come senza che piova anche io possa puzzare di cane bagnato!! ahahahahaha
    PS2
    Fa veramente bene passare di mattina dalle tue parti...oltre alla ricetta inedita (almeno per me) mette un sano sorriso!!

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  5. AAAARGGGHHHHH!!!

    PS: ma tieni conto che ne vengono fuori tanti eh! Certo se poi li mangi tutti da solo allora sì, può diventare un problema :P
    Difatti il problema è che viene da mangiarseli tutti!
    Ahahahaah forse in questa ricetta bisogna aggiungere il cane bagnato come possibile effetto collaterale ahahaha :-D

    PPS: ti ringrazio tantissimo, e la cosa è davvero reciproca! :-)

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  6. AHAHA!! Buona l'idea di elencare ciò che si trova per terra (comprese le miserie).
    Questo post e relativi commenti mi fanno capire che non conosco praticamente niente della cucina sarda (a parte il mirto che, tra l'altro, mi sono bevuta qui a Parigi).

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  7. Il mirto è una droga! :-D

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Bischopswijn (e dei Natali in anticipo)